My passion for science was ignited by Piero Angela, the greatest Italian science communicator. I remember watching since childhood his shows as often as I could, being transported around the world, from the African savannah to the Antarctic glaciers with penguins (penguins are cool!), learning anything from animal behavior to biology to physics and social studies. This passion led me to pursue scientific studies since high school. How can a little molecule like DNA shape and control who we are and who we will become? This is a fascinating question for me and something I am lucky to be addressing right now.  

Being a member of the LGBTQ+ community in STEM it has been a difficult journey, for me. I remember questioning whether I did belong in the laboratory at all, if no one that looks like me was ahead of me on the journey, was I on the right path? Or maybe they were just ahead of me, but not visible? I know it is obviously the second options, but their visibility or lack of it, made me feel out of place. That changed when I decided to be me out and loud, starting to share part of me that I was keeping hidden from others with people in the lab. “I don’t really care, you are a good scientist” (thank you Geri!), these words from my PhD supervisor gave me the confidence to become even more visible, stopping to use “my partner” and starting to use “my boyfriend/husband”. I started the journey to be an outspoken advocate and hopefully someone that younger LGBTQ+ students can look up to and say, “We belong!”.

To give back to my fellow queer community and help younger STEM students in their journey of belonging in science I have co-founded the Queer Science Society of San Diego, and I recently joined the Board of Directors of Out To Innovate. 

I can only do my science fully if I embrace my identity completely, as a proud member of the LGBTQ+/immigrant community. While it is still a journey that is emotionally tolling on me, it is journey that I am PROUD to have started.


La mia passione per la scienza e la ricerca la devo a Piero Angela, il più importante giornalista e comunicatore scientifico italiano. Ricordo che sin da bambino guardavo i suoi programmi ogni volta che ne avessi la possibilità. Con lui e I suoi programmi venivo trasportato in giro per il mondo, dalle savane africane a ghiacci antartici insieme ai pinguini, imparando concetti che spaziavano dal comportamento sociale degli animali alla biologia, passando per la fisica e scienze sociali. Questa passione mi ha portato a intraprendere lo studio approfondito di materie tecnico/scientifiche a partire dalle scuole superiori. Come fa una molecola come il DNA a formare e controllare chi siamo e chi diventeremo è una domanda che trovo affascinante e a cui sto cercando di dare una risposta. 

Essere un membro della comunità LGBTQ+ in scienza è stato un viaggio difficile, per me. Ricordo che all’inizio della mia carriera, non vedendo altre persone come me nel campo, mi chiedevo se fossi nel posto giusto, se appartenessi all’ambiente scientifico, se fossi sul cammino giusto. O forse altre persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ erano presenti, ma non erano visibili? Ovviamente ora sono consapevole che era questo il caso, ma comunque la loro mancanza di visibilità mi faceva sentire fuori luogo in un laboratorio scientifico. Tutto ciò è cambiato quando ho deciso di essere me e di essere visibile, iniziando a condividere una parte di me che tenevo nascosta ai miei colleghi. “Non mi interessa, tu sei un gran scienziato!” le parole della professoressa a capo del laboratorio dove facevo il mio dottorato (grazie Geri!) mi hanno dato la confidenza di essere ancora più visibile, di non usare più parole neutre come partner per indicare quello che sarebbe diventato mio marito. Iniziai un viaggio per diventare un modello per giovani studenti e dire “Ci siamo anche noi!”.

Per aiutare ancora di più la mia comunità e studenti LGBTQ+ nel loro viaggio nella ricerca scientifica, ho co-fondato la Queer Science Society di San Diego e recentemente sono entrato a far parte del consiglio direttivo di Out To Innovate. 

Essere un orgoglioso e aperto membro della comunità LGBTQ+ e abbracciare la mia identità di migrante è l’unico modo in cui posso fare ricerca in modo completo e sereno. Certamente questo viaggio è faticoso a livello emotive e mentale, ma è un viaggio che sono orgoglioso di aver intrapreso.

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